ELEZIONI REGIONALI – IL PROGRAMMA DEL PARTITO DEMOCRATICO

IL PROGRAMMA DEL PARTITO DEMOCRATICO PER LA REGIONE PIEMONTE

INDICE

INTRODUZIONE

L’EUROPA PER IL PIEMONTE, IL PIEMONTE PER L’EUROPA

PROTEGGERE LA CULTURA DAL VIVO PIEMONTESE

IL PIEMONTE DEL LAVORO E DELLE IMPRESE

UNA SANITÀ PUBBLICA DI QUALITÀ, PER TUTTI

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI PER FAR CRESCERE IL TERRITORIO

L’IMPORTANZA DELL’ISTRUZIONE E DELLA SCUOLA PUBBLICA

PIEMONTE REGIONE VERDE E SOSTENIBILE

IL PIEMONTE SOCIALE, DI TUTTI 

IL PIEMONTE DEI DIRITTI, DELLA LEGALITÀ

Introduzione

Il Piemonte si trova a un bivio. Da una parte può piegarsi a quella che sembra essere la narrazione oggi dominante in Europa, fatta di egoismi locali, il cui esito non può che essere l’isolamento e l’indebolimento; oppure può rilanciare verso il futuro, scommettendo su investimenti e strategie di sviluppo, proteggendo i più deboli, combattendo gli abusi, mantenendo la propria vocazione alla valorizzazione delle diversità e all’ospitalità.
Il programma del PD Piemontese, in supporto al candidato Presidente Chiamparino, si concentra sui temi principali che riguardano il futuro della nostra Regione, alla luce sia del lavoro già svolto in questi anni sia delle sfide che ci attendono.
Il concetto centrale del nostro programma è quello di sostenibilità, nelle sue tre declinazioni fondamentali: Ambientale, Sociale ed Economica.

Un Piemonte più giusto, più bello e più forte è alla portata, se non vanificheremo con spese ingiustificate o sprechi assurdi il grande lavoro di rientro del debito per cui siamo stati sotto osservazione ministeriale per anni; se miglioreremo l’efficienza dei servizi erogati, qualificando la tipologia della nostra spesa; se miglioreremo la capacità di lavorare in rete delle nostre realtà locali, in un’ottica di pianificazione condivisa e non di competizione interna.

Se miglioreremo le strategie condivise con le altre regioni del Nord, in un’ottica di Macro-regione, nonché le cooperazioni transfrontaliere con i nostri vicini in Francia e in Svizzera, potremo cogliere opportunità importanti di sviluppo nonostante i ripetuti tentativi del Governo in carica di isolare il Piemonte e di mortificarlo. Un Piemonte che cresce, nel quadro di un’Europa più coesa in grado di stare nello scenario internazionale, nel segno della sostenibilità, è il nostro obiettivo.

L’Europa per il Piemonte, il Piemonte per l’Europa

 

La libera circolazione delle persone, merci, servizi e capitali in Europa ha permesso agli Stati Membri uno sviluppo importante in un mondo sempre più globalizzato e sempre più veloce. Il rapporto inscindibile tra l’Italia e l’Europa è testimoniato da diversi fattori, principalmente socio-economici, che permettono alla nostra penisola di porsi come attore globale in un mondo dominato da superpotenze. In questo contesto la voce dei singoli territori è garantita attraverso diverse vie, istituzionali e non. Basti pensare, ad esempio, al Comitato delle Regioni, alla rappresentanza territoriale dei parlamentari europei eletti nelle varie circoscrizioni o alle singole rappresentanze regionali a Bruxelles, più le aziende leader dei vari settori e rappresentanti realtà italiane e locali.

Così come i territori portano sviluppo all’Unione, l’Unione contribuisce nettamente alla crescita locale. In Piemonte, grazie alla politica di coesione (la principale politica dell’UE dopo quella agricola in termini di risorse e di dibattiti, atta a ridurre le disparità economico-sociali tra i vari territori attraverso uno sviluppo mirato e sostenibile) ed, in particolare, al Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) ed al Fondo Sociale Europeo (FSE) sono stati impegnati circa 500 mln per interventi, tra gli altri, in infrastrutture, sviluppo e ricerca e altri 500 mln in salute, lotta alla disoccupazione e creazione di imprese.
La Regione Piemonte ha inoltre beneficiato di 50 mln di fondi per progetti in ambito della Cooperazione Territoriale Europea, attestandosi al primo posto tra le Regioni italiane (dati dell’Agenzia per la coesione territoriale) e ponendosi come importante interlocutore per lo sviluppo sociale ed economico della zona a confine.
L’insieme di tutti questi aspetti, uniti al fondamentale aspetto del peso dell’export nell’economia del territorio, sottolineano come la Regione Piemonte sia una realtà locale votata allo sviluppo interno nell’ottica nazionale ed europea, in grado di poter intessere relazioni dal mutuo beneficio con tutti gli altri attori dell’Unione: il Piemonte come soggetto affidabile e dal grande valore in termini di capacità amministrativa, sociale e produttiva.
Politiche nazionali a politiche comunitarie in uno sforzo che deve contemplare sia le amministrazioni centrali che quelle regionali, in un patto sinergico di sviluppo che consenta di valorizzare le specificità regionali in un’ottica di sviluppo nazionale. Per il prossimo periodo di programmazione occorre evitare di cadere nella tentazione di considerare la nazionalizzazione delle politiche di coesione, con uno spostamento di risorse dai POR ai PON, come il rimedio per garantire l’avanzamento della spesa e l’efficacia dei programmi. In tal senso la leale e fattiva cooperazione tra Stato centrale e Regioni per affrontare in maniera adeguata la difficile fase di trattativa in sede comunitaria assume un ruolo sempre più centrale e fondamentale per sostenere le ragioni e le politiche per uno sviluppo del territorio italiano nella considerazione della diversa mosaica tura delle realtà regionali. Per il prossimo periodo occorre quindi continuare a lavorare affinché la Regione Piemonte possa dotarsi di azioni e Programmi Operativi Regionali (POR) forti e specifici. Ogni strategia dev’esser pensata nell’ottica della creazione di sinergie tra i livelli regionale e tra questi ed il livello europeo, come il moto biomeccanico dei passi di un corpo: la mancata

partecipazione attiva di ogni muscolo interessato dal movimento porterebbe a una condizione statica, controproducente. I passi necessari sono quelli volti nella direzione di un sistema regionale piemontese efficiente, sostenibile e competitivo attraverso:

  • azioni atte a favorire la ricerca e l’innovazione, grazie ad un’attenzione particolare al programma Horizon 2020 e, per il prossimo settennale 2021/2017, Horizon Europe, contribuendo a rendere la Regione eccellenza nel campo scientifico, nella leadership industriale e affrontando con sicurezza le sfide per la società. La Regione Piemonte dovrebbe crescere per esser capofila in tali ambiti, attestandosi come Regione all’avanguardia, attraendo e creando risorse eccellenti per il proprio progresso;
  • l’aiuto alle PMI, guidandole nelle varie opportunità di nascita, crescita e sviluppo, in particolare con il programma COSME e continuando il processo di sostegno grazie agli interventi regionali come, a titolo di esempio, il MIP (Mettersi In Proprio);
  • il potenziamento e lo sviluppo ulteriori della Smart Specialization Strategy Piemonte (S3), supportando così l’innovazione del sistema produttivo piemontese dell’Automotive, Aerospazio, Chimica Verde/Cleantech, Meccatronica e Made In e l’innovazione per la salute, con al centro tutte le specificità del territorio e sostenendo le azioni a favore del nostro patrimonio produttivo. La S3 rappresenta uno strumento utile al fine di evitare la frammentazione degli interventi e tiene conto delle realtà produttive di eccellenza dei territori (vedasi, a titolo di esempio, la chimica nel Verbano e nel Novarese, il tessile nel Biellese, l’aerospazio e l’automotive in provincia di Torino, il Made In su tutto il territorio con l’agroalimentare);
  • il rilancio del programma LIFE, sostenendo azioni che vadano nella direzione della sostenibilità e nella protezione dell’ambiente per garantire una Regione in salute, attenta alla natura: passaggio a un’economia efficiente in termini di risorse, con minori emissioni di carbonio, tutela della biodiversità, qualità dell’aria e attenzione al cambiamento climatico;
  • il sostegno ai giovani e agli studenti nell’orientamento del programma Erasmus +, per sostenere la loro istruzione e formazione: in un mondo globalizzato ed in corsa continua, la conoscenza attraverso esperienze a carattere europeo è fondamentale per poter istruire al meglio le nuove generazioni (e non solo) al fine di prepararle alle sfide del prossimo futuro. Tale sviluppo dev’essere accompagnato dall’obiettivo dell’aumento dell’attrattività del territorio piemontese per non perdere il capitale umano formato, così da rendere il Piemonte una terra di sviluppo a 360 gradi;
  • la modernizzazione delle politiche sociali ed occupazionali grazie agli strumenti finanziari europei e, nel dettaglio, al programma per l’occupazione e l’innovazione sociale EaSI;
  • la transizione digitale in chiave europea, nel supporto alle imprese in ambito cybersecurity, intelligenza artificiale e competenze/formazioni sui campi in oggetto. Il futuro è già qui: le specializzazioni maggiormente richieste dal mercato del lavoro e per lo sviluppo richiedono adeguata competenza e formazione nel digitale, ambito dalla crescita pressoché illimitata;
  • il rilancio delle zone rurali e di montagna, partecipando con forza alla Strategia macro-regionale EUSALP e alle attività presenti nello spazio alpino, con la promozione di modalità innovative nel trasporto pubblico, nell’attrazione di investimenti, nelle sinergie turistiche e nella tutela ambientale. Ciò unito alla particolare attenzione da parte della Regione in sede europea sulle politiche riguardanti tali aree, valore aggiunto del nostro territorio;
  • l’appoggio alla visione di un’Europa collegata ed interconnessa, con il sostegno del programma Connecting Europe facility e la realizzazione delle infrastrutture pulite, sicure, moderne e strategiche per lo sviluppo regionale e nazionale, quali il Treno ad Alta Velocità Torino-Lione, tratto fondamentale del Corridoio 5.

programma cultura

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Proteggere e sostenere la Cultura dal vivo piemontese

 

La cultura, in ogni sua forma, non può prescindere dall’organizzazione in rete delle sue componenti. È dimostrato che un’occupazione qualificata può essere generata nella gestione, produzione e distribuzione delle attività culturali. Alla domanda di maggior attenzione al territorio e di un sostegno per investimenti al settore culturale non casuali ma omogenei e strutturati si propone l’applicazione e la messa in atto della legge 11/2018, ovvero la norma che riordina dopo diversi anni il settore culturale della Regione Piemonte.
Il processo di formazione di questa legge ha coinvolto gran parte degli attori del mondo culturale Piemontese e ha formalizzato un sistema, che dalla filiera del libro a quello dei centri di produzione e distribuzione della cultura come musei, biblioteche e fondazioni, garantisce una stabilizzazione 
nell’allocazione delle risorse finanziarie per sostenere le progettualità culturali del territorio.
L’importanza dell’ente regionale sta nel proporsi come cerniera tra musei locali di varia natura, Ministero, Soprintendenza, Fondazioni bancarie e privati, in un ruolo non passivo ma di promozione di linee guida, assegnazione di priorità, creazione di piani di sviluppo culturale per aree che hanno potenzialità inespresse.
Il patrimonio culturale è motore del turismo ed è parte fondamentale dell’identità piemontese riconosciuta nel mondo.
L’esperienza estremamente positiva della Regione Piemonte durante lo scorso quinquennio ha dimostrato come la Regione possa essere una grande attrazione turistica e protagonista di una narrazione che racconta un’Italia moderna, ricca di tesori storici, artistici e paesaggistici e al passo con la cultura contemporanea.
Infine un aspetto fondamentale dello sviluppo culturale e sociale del territorio è costituito dalle iniziative, cosiddette, “dal vivo”. Concerti, live show, performance e letture sono iniziative da proteggere prima che incentivare e in Piemonte è nota a tutti la decrescita degli eventi live che rappresentano la cultura dei giovani e, più in generale, l’espressione di un dato territorio.
Oltre a ciò, va aggiunto che i pochi e rari live che vengono organizzati dai proprietari di locali notturni spesso vengono pagati secondo modalità illecite, favorendo il “mercato nero dell’arte e della cultura”, umiliando gli attori del mondo dell’arte dal vivo e mettendo gli stessi nelle condizioni di accettare una forma di lavoro non degna e di qualità, soprattutto non legale.

Per questo motivo ci sembra fondamentale intraprendere alcuni nuovi sentieri verso la promozione di iniziative culturali sul territorio, dall’altro continuare le azioni di protezione e valorizzazione culturale messe in atto dalla precedente amministrazione regionale:

  • progetto di formazione fondo finanziario con scopo agevolazione e promozione di iniziative culturali sul territorio che coinvolgono cittadini, associazioni e imprese, assicurando agli enti autori del progetto culturale la stabilità finanziaria su medio periodo per favorire progettualità più strutturate e di medio-lungo periodo;
  • agevolare, veicolare e sostenere le iniziative che facilitano e tramandano i valori della cultura a partire dalla Lettura, proponendo un “Patto per la Lettura” , garantendo altresì un futuro certo a uno dei più importanti asset del mondo della cultura italiana ed europea, il Salone internazionale del Libro di Torino, trasformandolo in parte integrante del patrimonio della Regione Piemonte;
  • centrale è il ruolo dei musei nella costruzione di cittadinanza, in quanto promuovono senso di appartenenza ma anche inclusione, scambio culturale, apertura alle differenze e alla loro comprensione. Perché questo si verifichi correttamente bisogna valorizzare il ruolo delle istituzioni museali come centri di ricerca e produttori di cultura di alto livello, scambio alla pari con altre realtà nazionali e internazionali;
  • istituire una Legge Piemontese per la Cultura dal Vivo che incentiva l’organizzazione di iniziative live, performance o concerti, riconoscendo agli organizzatori il co-finanziamento dell’iniziativa per coprire i costi di performance.
  • istituire un regime fiscale agevolato per i professionisti dell’arte figurativa, della musica, della poesia, dello spettacolo, al fine di favorire i pagamenti legali nel mondo dello spettacolo e proteggere i performer dall’impossibilità di versare contributi e partecipare alla spesa dello Stato, atto di responsabilità e democrazia;
  • agevolare il turismo di prossimità, con un offerta di iniziative culturali e/o di intrattenimento coordinata su tutta la Regione, favorendo anche il miglioramento dei trasporti integrati su tutta la Regione;
  • strutturare una rete di promozione della cultura, che abbia la finalità di amplificare e coordinare la gestione e la comunicazione delle iniziative e le attività culturali organizzate sul territorio regionale, favorendo la collaborazione fra attori del mondo della cultura e sfruttando possibili sinergie per migliorare l’offerta cultura della Regione Piemonte;

Il Piemonte del lavoro e delle imprese

Il PD sostiene il lavoro come elemento di dignità e autodeterminazione del proprio futuro per ogni cittadino e promuove lo sviluppo d’impresa come strumento per la crescita del benessere sociale e per il raggiungimento della piena occupazione.

L’economia del Piemonte è sempre più articolata su una molteplicità di settori. La nostra Regione mantiene una forte tradizione nell’ambito manifatturiero (tradizionali e innovative) e relativo indotto. Il Piemonte è inoltre una delle regioni più innovative d’Italia, dimostrando di avere dato vita a un ecosistema virtuoso ricco di start-up, enti di ricerca, incubatori e acceleratori e centri di sviluppo tecnologico.

Particolarmente vivi e importanti sono anche gli enti privati che operano nel settore terziario, giocando in certi casi, ruoli di prestigio internazionale, nel mondo della cultura e del turismo.
Impossibile infine dimenticare il settore agro-food piemontese che ospita sia importanti attori internazionali, sia piccole eccellenze del territorio.
Tutti questi attori insieme formano lo strato produttivo di aziende piemontesi che rendono la nostra Regione una delle regioni più produttive d’Italia.
Questi settori costituiscono i pilastri su cui si fonda lo sviluppo economico della regione. La Regione dovrà proseguire nel suo impegno per favorire la loro reciproca integrazione e sinergia offrendo loro connessione con i soggetti che producono sapere, ricerca, innovazione; incentivando percorsi di formazione per una vasta crescita di profili e competenze professionali, assicurando così dunque la crescita di un tessuto imprenditoriale ricco e coeso.
Per poter competere su un mercato sempre più globalizzato, diventa indispensabile saper progettare dei quadri organici di sviluppo, secondo logiche di distretto. Si tratta di individuare settori e/o aree geografiche in cui sono presenti insediamenti, risorse, tradizioni, competenze contigue e complementari che, opportunamente coordinate e potenziate, permettono di realizzare sinergie ed economie di scala indispensabili per reggere la competizione globale.
Se analizzassimo i settori più importanti per l’economia piemontese, potremmo tracciare i seguenti quadri organici di sviluppo:

il settore “agro-food” coinvolge numerosi aspetti:

  • la produzione agricola ed enogastronomica;
  • l’industria alimentare;
  • lo sviluppo di start-up legate al cibo;
  • la grande distribuzione specializzata del cibo di qualità;
  • l’export del settore;
  • la valenza turistica;
  • l’attività fieristica.

I settori industriali ad alta tecnologia (aerospazio, robotica e automazione, nanotecnologie, tessile laniero, chimico siderurgico), necessitano di un sistema integrato di soggetti, infrastrutture e servizi in grado di prevedere:

  • la collaborazione con i centri di ricerca (universitari, pubblici o privati) presenti sul territorio;
  • la nascita di start-up per lo sviluppo delle competenze più specialistiche ed innovative;
  • la disponibilità di laboratori e infrastrutture di ricerca e sviluppo condivise;
  • la collaborazione con tutta la filiera della formazione professionale e universitaria per lo sviluppo delle professionalità necessarie;
  • la creazione di agenzie per la promozione sul mercato globale e per il supporto alla realizzazione di alleanze internazionali;
  • la realizzazione di infrastrutture culturali (musei scientifico-tecnologici, cicli di conferenze) che consentano di radicare tra la popolazione la consapevolezza e l’orgoglio per le eccellenze esistenti sul territorio piemontese.

La “green economy”, il cui sviluppo richiede:

  • il supporto alle iniziative imprenditoriali nel campo della produzione delle energie rinnovabili, del recupero dei materiali di scarto, dello studio e realizzazione di materiali e tecnologie a basso impatto ambientale;
  • il sostegno e l’accompagnamento delle imprese per facilitare l’accesso ai fondi europei;
  • la creazione di un sistema di formazione delle specifiche professionalità richieste dal settore;
  • la diffusione di una cultura e di buone pratiche per la riduzione e la differenziazione dei rifiuti e il loro riciclo e per la riduzione dei consumi energetici, soprattutto se da fonti non rinnovabili;
  • la disposizione di leggi regionali che incentivino la riduzione degli sprechi e l’uso delle energie rinnovabili.

In generale, il ruolo della Regione in questi anni è stato, e dovrà continuare ad essere, di ascolto nei confronti degli operatori e degli stakeholders e di supporto per progettare, collaborare e mettere a sistema le reciproche esperienze, risorse, iniziative e progetti e per inserire il tutto in un quadro di sviluppo sostenibile nel rispetto dell’ambiente e finalizzato alla creazione di occupazione di qualità. Al fine di promuovere l’occupazione di qualità, occorre monitorare gli esiti degli strumenti di accesso al mercato del lavoro quale il tirocinio (pagato in parte con fondi comunitari e regionali). Se possiamo ritenerci complessivamente soddisfatti dello strumento, si riscontra, in alcuni settori, una tendenza decisamente marcata al turn over dei tirocini (dati Osservatorio Piemonte Lavoro 2018) con conseguenti implicazioni nella discontinuità di carriera e nell’autostima del lavoratore. Occorre combattere contro gli abusi dello strumento impedendo che l’azienda attivi ulteriori tirocini in presenza di un certo tasso di turn over. Allo stesso modo è molto importante favorire processi di regolarizzazione del lavoro stagionale, attraverso l’attivazione di servizi di sburocratizzazione e di accompagnamento rivolti alle imprese. In un’ottica di sostenibilità ambientale, il PD intende impegnare sempre più la Regione a ridurre il consumo di suolo, con interventi strategici che favoriscano progetti di riutilizzo a fini produttivi di immobili esistenti (anche attraverso incentivi ad hoc) anziché la realizzazione di nuove strutture, o semmai di demolizione intelligente dell’irrecuperabile. Occorre inoltre favorire l’uso agricolo dei terreni incolti, tutelare i prodotti del territorio, promuovere l’informatizzazione e l’adeguamento delle aziende agricole alle nuove normative e ai nuovi strumenti della pubblica amministrazione. L’agricoltura è stata oggetto di un’importante legge quadro proprio in questi ultimi mesi. Deve essere posta attenzione viene posta a tutte le forme di tracciabilità delle produzioni, in un’ottica di trasparenza per il consumatore e di utilizzo di tutte le infrastrutture telematiche utili per snellire e rendere accessibili le informazioni. Occorre tutelare il paesaggio agrario e rurale, che comprende manufatti come muretti a secco, piloni di pietra dei vigneti, siepi o filari di alberi con valore storico. Accanto alle filiere economiche di grande scala, il PD pone altrettanta attenzione allo sviluppo della micro-economia locale, costituita da un tessuto di piccole imprese e professioni che operano nel commercio, turismo, agricoltura e artigianato e che hanno un’importante funzione di tenuta sociale sui vari territori. Il PD riconosce anche un particolare valore all’impresa cooperativa e al suo spirito di mutualità.

La Regione, nel rispetto delle competenze degli enti territoriali di prossimità e in collaborazione con essi, ha il compito di sviluppare un progetto condiviso dal basso per favorire lo sviluppo locale e la ripresa dei piccoli centri, valorizzandone i patrimoni tradizionali e facilitando ulteriormente l’accesso al credito delle micro imprese.
La Regione ha inoltre il compito di intervenire, in caso di crisi di impresa, sia per cercare di salvaguardare la continuità aziendale e mantenere nel nostro territorio le competenze e l’esperienza di impresa, sia per sostenere i lavoratori e accompagnarli nei difficili momenti di transizione. Molti sono stati gli interventi che si sono resi necessari negli ultimi anni e che l’amministrazione uscente ha messo prontamente in atto, ma l’impegno su questo fronte va continuamente mantenuto e potenziato.
A fronte della crescente domanda di innovazione e specializzazione da parte del mercato, diventa sempre più strategica la capacità di un territorio di garantire un’adeguata formazione delle professionalità richieste dalle imprese. Il PD ritiene quindi che la Regione debba continuamente aggiornare e potenziare gli strumenti di cui si è già dotata per accompagnare il lavoratore in ingresso al mondo del lavoro e per sostenere il suo aggiornamento lungo tutta la vita lavorativa in stretta connessione con la domanda del mercato. A tal fine, occorre fare ulteriormente crescere il sistema integrato tra scuola, formazione e mondo del lavoro, investendo sulle seguenti azioni:

  • formazione per i giovani, potenziando il sistema di IFP (Istruzione e Formazione Professionale);
  • sviluppo del sistema duale, che prevede un’integrazione tra formazione scolastica e apprendistato in azienda;
  • sviluppo dei PCTO (Percorsi per le Competenze Trasversali e per l’Orientamento, ex Alternanza Scuola/Lavoro), con la promozione e la condivisione delle migliori esperienze;
  • potenziamento e valorizzazione degli ITS (Istituti Tecnici Superiori) per la specializzazione tecnica post-diploma;
  • sviluppo della qualità dell’esperienza del tirocinio e facilitazione all’accesso per le aziende “virtuose”, che manifestano una propensione all’assunzione;
  • formazione per qualifiche e competenze, per ridefinire, se necessario, il profilo lavorativo e compensare le situazioni di “skill shortage” (carenza di competenze) del singolo lavoratore;
  • potenziamento del monitoraggio del rapporto tra domanda e offerta dei profili professionali.

Il PD sostiene con forza e convinzione le politiche di inclusione che l’amministrazione uscente ha messo in atto rispetto all’inserimento nel mercato del lavoro delle categorie più deboli e per la promozione dell’occupazione delle donne nei settori avanzati e nelle professioni tecniche e manageriali.

Infine, la Regione dovrà proseguire nel processo, già avviato, di efficientamento della PA e, nello specifico, di deburocratizzazione delle pratiche connesse all’avvio e alla gestione delle attività di impresa, attraverso una progressiva digitalizzazione delle procedure.

Una sanità pubblica di qualità, per tutti

Viviamo in un mondo che ha diverse velocità, ma è un dato che fa riflettere e ben sperare quello sulla crescita generalizzata dell’aspettativa di vita media in tutto il mondo, che ha raggiunto i 72 anni nel 2015 (Institute for Health Metrics and Evaluation, di Seattle). L’aspettativa di vita media in Italia è di 83 anni e in Piemonte 84 (dati Istati 2017). Il fenomeno dell’invecchiamento pone allo stesso tempo delle grandi sfide che devono essere affrontate dai sistemi sanitari.
Il bilancio della Regione era in gravissima crisi. Il settore sanitario ha dovuto dare il suo contributo alla riduzione del debito del Piemonte. La fuoriuscita dal piano di rientro ha determinato nuove possibilità di investimenti e ci offre l’opportunità di guardare il futuro con fiducia.

  • Contrastare il sovrautilizzo delle prestazioni sanitarie: non è necessario essere ricoverati per cose che possono essere gestite a casa, non è necessario usare il pronto soccorso quando si può essere trattati diversamente etc. A volte il sovrautilizzo e l’utilizzo sbagliato delle strutture diagnostiche e dei servizi in genere sono legati alla mancanza di informazione a disposizione dei cittadini, ma a volte anche da un sistema che valuta la produttività dei servizi in appalto accreditato solo sulla base della quantità di prestazioni erogate e non della loro appropriatezza. Si tratta di un rischio da affrontare attraverso una politica di monitoraggio costante che passa anche da un rafforzamento delle strutture pubbliche preposte ai controlli.
  • Contrastare il sottoutilizzo invece prevede soprattutto un investimento in quei settori ad aumento di bisogno, quali quelli connessi ai problemi della poli-patologia e della cronicità. In Piemonte siamo molto avanzati nella cura e nel trattamento delle patologie croniche singole (esempi: asma, broncopneumopatia cronica ostruttiva, diabete) ma un percorso va rafforzato per curare pazienti che hanno l’arteriosclerosi avanzata, l’Alzheimer, il Parkinson, per chi ha subito un ictus. Piani specifici di presa in carico di questo tipo di malati sono da realizzarsi anche per sollevare le famiglie di questi pazienti, che oggi denunciano spesso uno stato di abbandono.
  • Vanno rafforzati i meccanismi per l’accesso agli assegni di cura e alle cure per la cronicità. Non si tratta di garantire a tutti i posti per le residenze sanitarie assistenziali, dove pure si riscontrano liste d’attesa insopportabili per l’ottenimento della quota sanitaria. Si tratta però di applicare la legge 10/2010 (Giunta Bresso) che prevede varie forme di sostegno alle cure domiciliari, riconoscendo come strumento regionale per l’intervento sulla cronicità l’assegno di cura.
  • Per quanto riguarda le liste d’attesa per le prestazioni, è prevista la realizzazione del centro unificato di prenotazioni per favorire una interconnessione maggiore tra i vari servizi sanitari e promuovere una distribuzione delle prestazioni la più equilibrata e efficiente possibile. Una maggior appropriatezza nella prescrizione (le ricette) e nell’utilizzo favorirebbe certamente la riduzione delle liste d’attesa.
  • Occorre poi porre al Governo la questione del valore tariffario delle visite specialistiche. Ad oggi, secondo gli osservatori e i professionisti del settore, il valore riconosciuto da parte dello Stato per le visite specialistiche è troppo basso. Sia il settore pubblico che quello privato accreditato tendono a programmare meno visite rispetto alla domanda, così da generare ad arte un ricorso al privato puro, con tutti gli aggravi di spesa che le famiglie conoscono bene.
  • Occorre proseguire con la riqualificazione degli spazi e degli impianti ospedalieri. Anche in Piemonte abbiamo un problema di obsolescenza dell’edilizia sanitaria. Realizzare un nuovo ospedale costa, ma anche tenere in piedi una struttura vecchia e inefficiente determina sprechi. Nel corso della legislatura è stato realizzato il nuovo ospedale di Biella. Sono programmati importanti interventi di ristrutturazione, come nel VCO, nel Chierese-Carmagnolese, e la realizzazione di strutture nuove quali la Città della Salute di Novara e il Parco della Salute di Torino. Riteniamo utile che la programmazione e la determinazione degli interventi in materia di edilizia sanitaria (anche inerenti al recupero delle strutture abbandonate) seguano processi partecipativi concertati con enti locali, professionisti sanitari, portatori di interessi e cittadini. Occorre favorire il riuso temporaneo degli spazi abbandonati per agevolare i processi di recupero, ad oggi obiettivamente molto complicati da realizzare.
  • Occorre rafforzare la medicina di genere e la prevenzione. Pratiche diffuse di prevenzione favoriscono la riduzione dei casi di HIV o la loro pronta presa in carico. Tuttavia esistono ambienti dove, più che altrove, ancora forte è lo stigma. Percorsi di educazione sessuale per la prevenzione delle malattie e di educazione sentimentale per una gestione responsabile delle relazioni, dei rapporti fra generi e del rapporto di sé col proprio corpo e quello altri sono già attivi in molte scuole, ma occorre renderli sempre più sistematici e forti.
  • Il Piemonte deve farsi sentire sulla programmazione delle assunzioni di infermieri, medici specialisti, medici di base, pediatri. La verità è che nessuna riforma del settore può reggere senza un sistema che riprende a valorizzare il proprio capitale umano. Dopo anni di blocco del personale, facciamo nostra la richiesta del segretario nazionale Zingaretti che venga attivato a livello nazionale un investimento in assunzioni mirate nei settori della pubblica amministrazione strategici per il futuro. Una “quota 10”: dieci miliardi per il settore sanitario in Italia. Un investimento sostenibile, perché si trasforma in lavoro, produttività e coesione sociale, quindi produce un ritorno, economico e non solo, per lo stesso sistema paese. Le mance elettorali del Governo, nonché il peggioramento del nostro debito nazionale e delle spese per interessi, limitano la capacità di compiere le scelte che servono per il rilancio del settore pubblico.

Oggi viviamo in un mondo plurale. Anche il Piemonte ospita culture, etnie, religioni diverse. C’è la necessità di rafforzare percorsi di mediazione culturale anche nell’erogazione delle cure. I modelli di managerialità all’avanguardia oggi nel mondo prevedono da parte di chi ricopre funzioni di governo competenze nella gestione del pluralismo e nell’attivazione di meccanismi di cooperazione e rete. In sanità queste sono tanto più importanti in quanto il sistema sanitario è obiettivamente tra i più complessi esistenti. In ogni caso, la concezione di salute che portiamo avanti è connessa non solo alla qualità del sistema sanitario come tale, bensì al grado di integrazione delle politiche sanitarie stesse con le politiche sociali, educative, ambientali.

metro torino

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Infrastrutture e trasporti per far crescere il territorio

La Regione Piemonte si trova ad operare scelte strategiche in un mutato contesto socio-economico, caratterizzato da scarsità di risorse finanziarie e strette relazioni tra mobilità e territorio, che conducono verso modelli di pianificazione integrati. Vale affermare che le scelte politiche sui trasporti producono anche effetti diretti e indiretti sui risultati attesi da azioni messe in campo in altri settori come ambiente, energia e servizi ai cittadini.
Vale altresì ricordare che le politiche di sviluppo del territorio hanno una forte incidenza sull’assetto della mobilità. Il PD intende con la sua azione politica, al riguardo, incoraggiare scelte più sostenibili attraverso metodi di valutazione socio-economica e ambientale a supporto delle decisioni da assumere.

L’azione politica del PD regionale punta a promuovere, facilitare scelte che determinino cambiamenti utili al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo della Regione con la partecipazione ed il coinvolgimento della società civile organizzata. Se da una parte i cambiamenti apportati al sistema dei trasporti incidono su persone, attività e ambiente, dall’altra le variazioni del contesto socio-economico, demografico e ambientale e gli esiti delle altre politiche regionali modificano in modo significativo le necessità e le scelte di mobilità di persone e imprese.
In questo senso il PD fa propria la linea politica del Piano Regionale dei Trasporti che propone un paradigma fondato su una visione di sviluppo sostenibile del territorio oltre che la costruzione di un percorso di partecipazione, discussione, ascolto, informazione e comunicazione, che consenta di rendere istituzionalmente condivise le strategie, confermando il ruolo della Regione come garante dell’interesse collettivo.

Di seguiti i nostri punti per migliorare lo stato dei trasporti e della mobilità in regione Piemonte.

  • Migliorare il trasporto passeggeri. 
    Il ritardo nell’approvazione del Contratto di Programma di RFI 2017-2020 licenziato dalla camera solo nel mese di Novembre e il conseguente slittamento dell’aggiornamento del CDP 2018-2019 pone una serie di incertezze circa gli investimenti concordati con il precedente governo e le richieste della Regione di inserimento nell’aggiornamento del CDP stesso. Si parla di circa 600 milioni in meno rispetto a quanto già teoricamente finanziato. Inoltre, sulle richieste per l’aggiornamento del contratto di programma si parla di un finanziato di 6.5 miliardi a fronte di un fabbisogno di 11.5 miliardi.
  • Servizio Ferroviario Metropolitano ( SFM).
    Entro il 20 aprile 2019 verranno presentate le offerte dei due competitors (Trenitalia e Rail.To) per ottenere l’affidamento del servizio ferroviario metropolitano, in esito alla procedura di confronto competitivo attivata dalla Regione. Con questa attività la Regione ha inteso perseguire obiettivi di potenziamento in termini qualitativi e quantitativi ed efficientamento del servizio, creando una vera contendibilità e concorrenzialità delle offerte. Nel contempo sono in corso le trattative per la rimodulazione del servizio ferroviario Regionale in attuazione di quanto previsto nel Contratto ponte con Trenitalia.È importante confermare e consolidare a livello di legge il provvedimento che prevede il ripristino del Bonus Pendolari: 1.000.000 euro sono stati destinati al bonus che risarcisce i pendolari residenti in Piemonte per i ritardi e i disservizi dei Treni.
  • Risorse per il TPL (PIANO TRIENNALE). Tuttavia l’attuale Governo ha già tagliato di 5 milioni i trasferimenti alla Regione Piemonte sul Fondo Nazionale Trasporti. Risorse che la Regione ha dovuto integrare per non effettuare tagli ai servizi. Ulteriori 29 milioni per la Regione (300 a livello nazionale) saranno tagliati se scatteranno (come pare ormai inevitabile) le clausole di salvaguardia previste nella manovra
    economica per garantirne la sostenibilità. Lega e 5 stelle insieme al governo (al di là dei proclami a favore del servizio ferroviario) hanno effettuato tagli senza precedenti alle risorse per gli investimenti e per l’esercizio. Il programma triennale del TPL recepisce gli impegni per il trasporto pubblico a favore delle persone con disabilità definite dall’intesa sottoscritta con le
    associazioni aderenti alla FAND (ANMIC, ANMIL, ENS, UICI E UNMS) a cui la legge regionale attribuisce l’esercizio della rappresentanza e tutela degli interessi delle rispettive categorie di disabili nei confronti della Regione stessa. Analoga intesa è stata sottoscritta con le associazioni dei consumatori per la tutela dei diritti dei passeggeri. Importante proseguire il confronto con le associazioni dei consumatori e dei disabili.
  • Nuovo sistema tariffario. Regione Piemonte intende realizzare la completa integrazione tariffaria dei servizi di trasporto pubblico e della mobilità nel rispetto del concetto di Mobility as a Service e secondo il principio del Pay per Use, con una tariffazione decrescente al crescere dell’utilizzo dei mezzi pubblici. In uno slogan “più uso i mezzi pubblici, meno pago”. I principali obiettivi dell’integrazione tariffaria saranno attrarre utenza, incentivare la fidelizzazione, rendere più evidente la relazione tariffa-qualità dei servizi, favorire integrazione e interscambio modale, garantire un sistema equo, attraverso la bigliettazione elettronica BIP, autentica eccellenza Piemontese. Sono state attivate le prime sperimentazioni a partire dalla Provincia di Cuneo.
  • Rinnovo materiale rotabile bus e treni. 164,9 i milioni destinati agli investimenti in materiale rotabile nel triennale. 56 milioni per il rinnovo del materiale rotabile destinato ai servizi di trasporto pubblico locale (capaci di attivare investimenti per un importo doppio) e di consentire la sostituzione di oltre 600 autobus 102 Ml€ per il rinnovo del parco rotabile destinato ai servizi di trasporto ferroviario regionale (15 treni) ai quali si aggiungono ulteriori 42 milioni (ulteriori 5 diesel). Infine 6milioni previsti per materiale rotabile sulla Sfm1. Obiettivo rinnovare il 50% dei treni circolanti in Piemonte anche grazie al rinnovo dei contratti per l’SFM e L’SFR.
  • Servizio Ferroviario Regionale (SFR). Si concorda con il programma di miglioramento e sviluppo dei servizi e degli investimenti sviluppato congiuntamente da AMP e Trenitalia che prevede una migliore distribuzione dei regionali veloci TO -MI, il completamento del cadenzamento dei regionali veloci TO-GE, il potenziamento dei regionali veloci TO-CN;, il potenziamento del servizio CN- Ventimiglia; il rilancio della Savigliano- Saluzzo, il potenziamento del Servizio della DOMODOSSOLA-NO, la sostituzione parziale del materiale attuale con nuovi treni ROCK (treno della Hitachi Rail prodotto a Reggio Calabria -lungo 136 metri e largo 2,8, ha una capacità complessiva di 656 passeggeri e può raggiungere una velocità di 160 Km/h) POP (Treno della ALSTOM prodotto a Savigliano -velocità massima di 160 km/h e potrà ospitare circa 530 persone, con oltre 300 posti a sedere nella versione a 4 casse, e circa 400, con 200 sedute in quella a 3 casse) e il revamping materiale rotabile in esercizio. Si conviene con la necessità di riattivare le linee turistiche ASTI- CASTAGNOLE LANZE-CANELLI- NIZZA MONF.
    Si ritiene inoltre che debba essere riaperta la ASTI – ALBA ripristinando il tratto Castagnole – Alba.
    Riteniamo altresì che la Regione debba farsi interprete con Fondazione FS del ripristino turistico del tratto Alessandria – Nizza nell’ottica di medio periodo di ripristino commerciale della fondamentale Alessandria – Nizza – Alba. Lo sviluppo delle storiche linee di Langa rientra in un articolato e complesso progetto di rilancio del Sistema trasportistico dell’area e dello sviluppo di un turismo sostenibile di massa. 

    CHIVASSO-IVREA-AOSTA: attuazione dei 3 protocolli riferibili ai 3 tronconi in cui è stata suddivisa la tratta, sottoscritti tra Regione-RFI- Comuni interessati, che prevedono la soppressione dei 49 passaggi presenti. Intervento fondamentale per la messa in sicurezza della tratta, con la prospettiva del raddoppio della linea oggi a binario unico. Elettrificazione: RFI ha formalmente comunicato nei giorni scorsi alle Regioni Piemonte e Valle d’Aosta, l’avvio del progetto definitivo di elettrificazione della tratta Aosta /Ivrea.

Occorre scegliere di rafforzare e potenziare i servizi di trasporto su rotaia, anche riattivando linee precedentemente chiuse (dalla Giunta Cota)

Si ritiene invece insufficiente sia il servizio (fornito da Regione Lombardia) su AL-MI sia il collegamento di AT/ AL verso la Via Emilia da cui deriva il significativo protagonismo civico espresso dai cittadini di Alessandria con una raccolta firme per recuperare questi servizi (circa 30.000 firme). Allo scopo si propone di riattivare la linea reg veloce TO-AL-PCsoppressa nel 2012 dalla Giunta Cota ed avviare una serrata trattativa con Lombardia per potenziare le relazioni su MI che sono oggi a cadenzamento biorario. A 90 km da AL c’è Milano Rogoredo con fermata del Freccia Rossa. Il progetto di relazione AL – MI dovrà essere oggetto di uno studio, in collaborazione con Regione Lombardia, dell’attuale orario (alcune specifiche sono state rese note in seno al Consiglio Comunale congiunto AL-AT). Va inoltre preso in considerazione il raddoppio della Albairate – Mortara con la visione di medio periodo della Y Alessandria/Casale – Mortara – Milano. Per quanto riguarda la Chivasso-Ivrea-Aosta, bisogna dare attuazione ai 3 protocolli riferibili ai 3 tronconi in cui è stata suddivisa la tratta, sottoscritti tra Regione-RFI- Comuni interessati, che prevedono la soppressione dei 49 passaggi presenti. Intervento fondamentale per la messa in sicurezza della tratta, con la prospettiva del raddoppio della linea oggi a binario unico.  Elettrificazione: RFI ha formalmente comunicato nei giorni scorsi alle Regioni Piemonte e Valle d’Aosta, l’avvio del progetto definitivo di elettrificazione della tratta Aosta /Ivrea. Occorre superare le barriere introdotte dai confini regionali con un confronto serrato e arrivare ad una percorrenza più veloce verso MI ben cadenzata (Oggi ci vuole un’ora e 25 minuti per raggiungere Milano).
Inoltre, bisogna dare seguito all’elettrificazione delle linee come la Santhià – Biella e Ivrea – Aosta, e programmare quella di Biella – Novara, per superare il gap di collegamenti che storicamente caratterizza alcune aree del Piemonte. Attraverso l’elettrificazione e tramite alcuni interventi (molto più immediati e meno costosi) sui passaggi a livello di alcune tratte, sarà possibile ridurre significativamente i tempi di percorrenza. Abbiamo in mente una politica attenta alle infrastrutture e ai trasporti a misura di pendolare.
Sul Servizio di Autolinee, si registra un importante ritardo degli affidamenti nei bacini N-E e S-E causa sentenza TAR (il TAR censura l’indicazione di ricomprendere in un’unica gara per TPL il trasporto su gomma ed alcune linee ferroviarie definite “marginali” quali la Arona-Novara e la Novara- Domodossola.

Questa soluzione imporrebbe agli operatori del trasporto su gomma di “allearsi” con uno dei pochi operatori dei servizi ferroviari, con effetti anticoncorrenziali non superati dalla possibilità di subappaltare tale ultimo servizio). Il TAR chiede in sostanza che i servizi su autolinea e quelli ferroviari siano affidati con procedure distinte.
Quindi si chiede di accelerare i tempi di definizione delle nuove procedure, anche per non incorrere nelle penali che prevedono una riduzione del 15% dei trasferimenti.

  • L’autostrada A33 Asti-Cuneo che presenta una tratta interrotta da diversi anni, rappresenta il simbolo più evidente delle opere infrastrutturali incompiute. Occorre prendere in analisi le caratteristiche del progetto infrastrutturale e confrontarsi sulle soluzioni in via di definizione per raggiungere il suo completamento. L’obiettivo è che un’opera strategica, quale l’Autostrada Asti- Cuneo, possa essere portata a compimento nel più breve tempo possibile, a servizio del territorio direttamente interessato e dell’intero Piemonte.
  • Trasporto merci e integrazione logistica
    Nel triennio 2015- 2018 il trasporto merci su treno è tornato a crescere. Aveva subito un pesante battuta d’arresto nel triennio precedente. La pianificazione nazionale prevede un progressivo shift modale da gomma a ferro fino al 50% nel 2050 e del 30% entro il 2030 del traffico merci da 300 km va tenacemente perseguita. E per arrivare al 30% servono i corridoi verso: la Svizzera (ultimato al 2020), Porto di Genova (3 valico in corso di realizzazione), l’Austria (in corso Tunnel Brennero) e la Francia (da completare la TO -LIONE).
    Il Piemonte è la quinta regione per importazioni: 33,8 miliardi (8% su Italia) e la quarta regione per esportazioni: 48,2 miliardi (10,4% su Italia). La terza regione per saldo attivo: 12,6 miliardi.
    Il Piemonte importa beni per 13,6 milioni di tonnellate all’anno (Fonte: COEWEB anno 2017) ed esporta beni per 11,7 milioni di tonnellate all’anno. Le politiche di trasporto devono sostenere e favorire l’incremento di questi livelli di import export Piemontese. Questo deve avvenire sostenendo la portualità Ligure, sempre più caratterizzata dal gigantismo navale che richiede di conseguenza un ripensamento ed una rimodulazione degli scali Piemontesi in grado di assicurare una movimentazione di containers per nave superiore a quella attuale. Quindi oltre ad un problema di fondali (ben risolto dai nostri porti liguri) serve maggior capacità di stoccaggio e una nuova logistica ferroviaria. 
    Perché ciò si possa realizzare è necessario che il corridoio Lisbona- Kiev (Lione – Tarvisio) rimanga a sud delle Alpi come gronda orizzontale integrata con il corridoio del terzo valico. La vicenda TO- LIONE comporta il rischio che il corridoio torni al nord delle alpi compromettendo in maniera irrecuperabile la portualità ligure a favore dei porti del Nord Europa. Solo con una risposta adeguata al binomio Gigantismo (navale) e ferrovia possiamo pensare di erodere il dominio dei porti del nord il cui sistema logistico ferroviario è più vocato alle grandi navi. Ciò detto, è altrettanto indispensabile potenziare gli investimenti minori a supporto degli standard europei TenT per favorire una riduzione dei costi del trasporto merci, oltre che una miglior qualità, consentendo all’in- termodalità una maggiore competitività rispetto al tutto gomma. In altre parole il terzo valico da solo non basta, occorrono interventi dal porto a MI. Per il terzo valico servono binari più lunghi a Voltri mare (stazione a servizio del porto di Voltri) per il treno europeo e più binari tra Pavia e Milano dove c’è un collo di bottiglia. Con il Ministro Del Rio sono partiti i lavori per l’allungamento dei binari e consentire la formazione del treno europeo e questo governo ha finanziato anche i il quadruplicamento Pavia Milano e Tortona Voghera creando così tutte le condizioni affinché il sistema “terzo valico” possa esser efficace. Si deve inoltre perseguire l’interesse comune della Regione Piemonte, con Liguria e Lombardia, di darsi una strategia per l’incremento del traffico merci su ferrovia.

 

  • Le tre Regioni del Nord Ovest (Macro-regione) rappresentano la realtà più sviluppata a livello italiano, andando anche oltre i semplici confini amministrativi regionali, tant’è che ci si può riferire al territorio del Nord Ovest come a una realtà, sotto il profilo infrastrutturale, interdipendente, in cui porti, rete ferroviaria e terminali intermodali di entroterra costituiscono un fattore decisivo di competitività. Occorre che la macro regione persegua con tenacia l’obiettivo dell’incremento del traffico merci su ferrovia attraverso la ricerca della maggiore rispondenza possibile alle specificità del territorio, in considerazione della sua collocazione rispetto alle relazioni di traffico internazionali Nord -Sud ed Est -Ovest.
    Allo scopo devono essere attivati gruppi di lavoro per il miglioramento delle condizioni del trasporto merci ferroviario mediante interventi infrastrutturali sulla rete delle Regioni del Nord Ovest con specifici accordi di programma operativi tra le Regioni del Nord Ovest e il gestore di rete ferroviaria RFI. 
    Questo favorirebbe  lo sviluppo della rete ferroviaria e l’aumento della capacità di interscambio modale strada/ferrovia e mare/ferrovia sul territorio macro-regionale. Vale ricordare infine che esiste una grande possibilità di decongestionamento dell’area padana puntando allo shift modale sui percorsi medi fra i 200 e i 400 km e questo può avvenire rispondendo positivamente al Libro Bianco e alla convenzione delle Alpi garantendo una rete ferroviaria completa ed efficace e una serie di scali intermedi che facciano da centri di distribuzione ai camion sui brevi percorsi dai treni di medio raggio. Questo favorirebbe lo sviluppo lo sviluppo della rete ferroviaria e l’aumento della capacità di interscambio modale strada/ferrovia e mare/ferrovia sul territorio macro-regionale.
  • Sicurezza stradale e mobilità ciclabile. BANDO REGIONALE “PERCORSI CICLABILI SICURI”. Il “Bando Percorsi ciclabili sicuri”, ha assegnato 19 M€. per la realizzazione della rete ciclabile e la sua messa in sicurezza e definito una rete ciclabile di interesse Regionale.CICLOVIA TURISTICA VENTO. La Regione ha partecipato ai tavoli tecnici di attuazione del progetto Vento la ciclovia che collega Torino e Venezia, sulle sponde del Po. Questa infrastruttura deve diventare realtà.PROGETTO PEDIBUS E BICIBUS. Si è proceduto allo scorrimento della graduatoria attiva del bando “Pedibus – Bicibus”. Con le risorse assegnate nel 2017 erano state finanziate 29 scuole, ma risultano in graduatoria ancora 35 scuole non finanziate. Nel 2018 sono stati messi a disposizione ulteriori 171.000 per l’assegnazione delle risorse alle scuole non finanziate inizialmente.PIANI NAZIONALI DELLA SICUREZZA STRADALE. Nel corso del 2018 sono continuate le azioni di monitoraggio dei Programmi non ancora conclusi – Terzo, Quarto e Quinto Programma. Le attività svolte hanno riguardato la verifica della documentazione relativa allo stato di attuazione degli interventi, al monitoraggio dei tempi di realizzazione e alla verifica tecnico contabile delle somme spese.MANUTENZIONE STRADE. La Regione torna ad investire risorse significative nella manutenzione delle strade. 45 i milioni di fondi FSCregionali (già assegnati) destinati ad interventi di manutenzione straordinaria e messa in sicurezza di infrastrutture stradali e per il miglioramento dei livelli di sicurezza esistenti assegnati alle province, ai quali si aggiungono ulteriori 35 milioni di provenienza MIT assegnati alla Regione per gli anni ’18 e’19 per sistemazione e la messa in sicurezza di versanti legati alla viabilità, e 40 milioni di Provenienza Ministero dell’Ambiente (FSC 2014-2020 già approvati in CIPE e pubblicati) assegnati alla Regione, legati anche essi alla messa in sicurezza del territorio e in fase di convenzionamento.
  • Raddoppio dell’unico traforo stradale che collega Italia e Francia del Colle di Tenda. Gli altri tunnel: Frejus, Monte Bianco e Ventimiglia, sono valichi autostradali, quindi a pagamento. L’intervento di ammodernamento in corso, che consiste nella costruzione di una nuova galleria mono-direzionale accanto a quella esistente oltre l’ampliamento della vecchia, permetterà di usare una galleria per senso di marcia.
  • Occorre realizzare politiche di contenimento del traffico da attraversamento sia attraverso i Piani Urbani del Traffico sia attraverso la realizzazione di strade di scorrimento, la cui funzione, oltre a quella delle autostrade, è quella di garantire un elevato livello di servizio per gli spostamenti a più lunga distanza propri dell’ambito urbano (traffico interno al centro abitato); politiche per la mobilità dolce, con l’obiettivo di accrescere la cultura, della Mobilità Ciclabile che assieme alle Ferrovie Turistiche possa dar vita ad un piano straordinario della Mobilità Turistica, ponendo una particolare attenzione al progetto VENTO.
  • Interventi di connessione delle aree esterne come la realizzazione del tratto di pedemontana biellese tra Masserano e Ghemmeopera per troppi anni rinviata e la cui progettazione è avanzata in maniera significativa, grazie all’impegno del territorio e della Regione, durante la Giunta Chiamparino. 
  • Realizzazione della 2° linea di Metropolitana di Torino (interrotta a causa del malgoverno della Città Metropolitana).
  • Potenziamento del Sistema Tangenziale di Torino (realizzazione prolungamento di corso Marche). Superamento del pedaggio nell’accesso al Sistema stesso.

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L’importanza dell’istruzione e della scuola pubblica

Questi anni di governo della nostra Regione, pur gravati dalla necessità di ridurre il debito ereditato dall’Amministrazione precedente, hanno vista un’importante inversione di rotta nell’attenzione e negli investimenti sull’istruzione e sui saperi.
Il Piemonte, infatti, nel suo complesso è caratterizzato ad oggi da indicatori positivi sul piano dell’organizzazione dei servizi scolastici (asili nido,  scuola secondaria di secondo grado, formazione professionale,  percorsi integrati Istruzione e Formazione), da buoni livelli in termini di risultati scolastici, documentati dai confronti internazionali dei test OCSE-Pisa, e da più  bassi livelli di abbandono scolastico rispetto ad altre regioni, presentando in alcuni settori e per alcuni territori risultati di assoluta eccellenza.

Per estendere a livello regionale questi risultati, per realizzare nelle varie aree del Piemonte la  valorizzazione di talenti e di specifiche vocazioni territoriali e di conseguenza positive ricadute economiche, occorre sviluppare una serie di azioni e progetti tesi a riconoscere nell’istruzione una delle leve principali per lo sviluppo della nostra Regione.

  • Una scuola piemontese più autonoma 
    Con Delibera del Consiglio Regionale del Piemonte del 6 novembre 2018 è stata richiesta allo Stato maggiore autonomia e maggiori competenze a livello di istruzione. Ciò significa:

      1. avere strumenti per un’offerta integrata di Istruzione tecnica professionale e Istruzione e Formazione professionale (IeFP);
      2. definire accordi con l’Ufficio scolastico regionale per programmare l’offerta educativa e formativa;
      3. ottenere risorse per garantire il diritto di scelta tra i sistemi dell’istruzione e quello dell’istruzione e formazione professionale;
      4. finanziare in modo continuativo percorsi IFTS e ITS, nell’ottica di Industry 4.0;
      5. disporre delle funzioni di competenza statale in materia di edilizia scolastica e diritto allo studio;
      6. disciplinare l’assegnazione di contributi alle scuole paritarie;
      7. la disciplina dell’educazione degli adulti;
      8. valorizzare delle forme di alternanza scuola-lavoro a tutti i livelli di istruzione e formazione;
      9. avere competenza nella formazione terziaria universitaria, nel rispetto dell’autonomia delle istituzioni universitarie.

Con queste competenze, nel quadro di un sistema d’istruzione unitario e solidale a livello nazionale, è possibile fare un salto di qualità e sviluppare interventi con positive ricadute per il territorio piemontese, per cui è nostra intenzione attivarci affinché si giunga ad un accordo con lo Stato in tempi celeri.

  • Sviluppare il sistema educativo integrato 0-6 anni 
    È nostra intenzione dare attuazione al sistema integrato di educazione e istruzione, approvato con il Decreto Legislativo n.65 del 2017, attraverso l’approvazione in tempi celeri della proposta di legge regionale attualmente depositata dalla Giunta. In particolare, la Regione deve impegnarsi  ad applicare le funzioni ed i compiti previsti, con particolare riferimento, per quanto di competenza, alle  linee d’intervento regionali per il supporto professionale al personale del Sistema integrato di educazione e di istruzione, alla promozione dei coordinamenti pedagogici territoriali, allo sviluppo del sistema informativo regionale.
    Per questo fine, la programmazione e l’autonomia delle risorse devono diventare elementi riconosciuti in capo alla Regione. In particolare, nella fascia 0-6 anni, si assume come strategia prioritaria garantire la più ampia universalità dei servizi, perseguendo in particolare la riduzione dei costi a carico delle famiglie nell’ambito dei nidi d’infanzia. Con questo fine, si ritiene di operare affinché il recente BONUS – ASILI NIDO diventi strutturalmente finanziato.
  • Diritto allo studio e sostegno equo ed efficace alle famiglie nelle spese scolastiche
    Dopo i disastri della Giunta precedente che aveva ridotto le risorse per il diritto allo studio e lasciato indietro i bandi previsti dalla L.r. 28/2007 si è concluso il mandato mettendo a regime il sistema dei voucher con l’erogazione prevista a luglio, termine adeguato per dare copertura alle spese previste in occasione dell’apertura dell’anno scolastico.
    L’obiettivo è incrementare le risorse, monitorando il nuovo modello che integra risorse regionali e statali, con l’obiettivo di rendere la misura in grado di ampliare la platea dei beneficiari e raggiungere stabilmente la copertura per i nuclei sino a 26.000 Euro di Isee, limite previsto dalla vigente legislazione.
  • Diritto allo studio universitario e università di eccellenza in Piemonte.
    Occorre consolidare le risorse per il diritto allo studio universitario, che sono raddoppiate in questi anni, garantendo la copertura del 100% delle borse di studio degli aventi diritto.

    Nello stesso tempo rendere più attrattive le Università piemontesi sul piano nazionale e internazionale, favorendone la trasformazione in Poli di eccellenza. E per  rispondere meglio al sostegno delle eccellenze, è necessario  procedere ad  una maggiore sistematizzazione dei rapporti con l’Università e il Ministero anche nell’utilizzo dei fondi europei.
  • Edilizia scolastica. Più risorse e strumenti agli enti locali per avere scuole più sicure e sostenibili. 
    Nel quadro dell’autonomia richiesta allo Stato occorre richiedere il mantenimento dei programmi straordinari di investimenti di edilizia scolastica che diano continuità alla quantità di risorse  già investite nel settore a partire dai Governi di centro sinistra dopo anni di totale disinvestimento. Bisogna garantire scuole sicure, antisismiche, adeguate ai bisogni della didattica e ai flussi demografici previsti, più sostenibili per l’ambiente e le casse di comuni, province e Città Metropolitana. Occorre che la Regione sostenga il percorso avviato negli ultimi mesi di realizzazione di una task force in grado di offrire agli enti locali proprietari supporto amministrativo e progettuale per accorciare i tempi di passaggio  dalla disponibilità delle risorse alla consegna degli edifici al termine dei lavori.

    Si potrebbe anche premiare nei bandi progetti di edilizia scolastica che sposino modelli  di architettura per l’apprendimento, cioè ad ambienti pensati in funzione della nuova didattica.
  • Far completare i percorsi di istruzione e formazione: la nostra priorità.
    Occorre pensare e realizzare una serie di interventi più incisivi per contrastare gli abbandoni scolastici e offrire e accompagnare tutte le ragazze e ragazzi ad un traguardo formativo utile sia utilizzando di più i canali della F.P. e l’integrazione con la Formazione Professionale, sia con interventi  precoci che riducano tempestivamente deficit  e lacune educative e formative.

Occorre integrare il completamento del percorso di studi in quadro di presa in carico complessiva dello studente e del nucleo familiare, con investimenti  e progetti straordinari nell’ambito della legislazione sul diritto allo studio. Ogni studente disperso è una sconfitta delle istituzioni per cui investire in questa direzione in maniera integrata tra le diverse competenze della Regione e in sinergia con gli enti locali rappresenta per noi una delle priorità.

  • Sostenere la formazione professionale e l’alta formazione professionale: così si preparano i professionisti per le imprese del territorio.
    Per la creazione di supertecnici per le nostre Imprese manifatturiere e per i professionisti del Terziario, occorre garantire e potenziare l’offerta di specializzazione Tecnica Superiore  sia attraverso i percorsi biennali/triennali degli Istituti Tecnici Superiori (ITS), quale formazione terziaria non accademica sia attraverso i percorsi annuali IFTS, quale completamento della formazione professionale a livello di post diploma professionale come previsto dall’ordinamento dello Stato. Le Fondazioni ITS, di recente costituzione, rappresentano una novità importante per la formazione dei supertecnici e dei professionisti di cui ha bisogno il nostro sistema economico per recuperare la competitività perduta. La loro costituzione, che coinvolge gli enti della formazione professionale, le scuole, le imprese, le università e gli enti locali, rappresenta una novità da sostenere e da incrementare.
  • Valorizzazione dell’autonomia e della funzione docente. 
    In questi anni è stato avviato un percorso importante che ha visto il dimensionamento delle autonomie scolastiche e l’attribuzione degli indirizzi nelle scuole secondarie di secondo grado con l’obiettivo di sostenere autonomie forti e in grado di esprimere sui territori un modello di scuola aperta. Occorre completare questo lavoro, con particolare attenzione alle criticità delle aree marginali e montane per quanto attiene la difesa del servizio di istruzione, investendo sulla formazione dei docenti. In questo ambito una priorità è quella di realizzare una formazione-riqualificazione del personale educativo e docente degli Asili e della scuola dell’infanzia per sostenere alta qualità del processo di integrazione 0-6 anni.

Occorre completare il percorso avviato in questi mesi con l’Università per garantire adeguata offerta di personale in grado di rispondere alla domanda di migliaia di posti di sostegno da coprire con personale qualificato e formato allo scopo. E’ stata avviata quest’anno la prima sperimentazione di un programma regionale di formazione dei docenti che dovrà essere sviluppato e messo a regime per sostenere e qualificare la loro funzione.

  • Alternanza scuola – Lavoro. Uno strumento per far crescere i nostri giovani avvicinandoli al lavoro
    A seguito dell’attivazione della cabina di regia a livello regionale, pur in un quadro nazionale di pesante riduzione, deve essere coordinata e valorizzata la progettazione relativa all’alternanza scuola-lavoro, potenziandone ulteriormente l’istituto con specifici accordi con il Ministero e il mondo del lavoro, garantendo una attenta e rigorosa gestione per le crescita delle ragazze e ragazzi.
  • Contrasto al bullismo. Dalla legge a progetti concreti per una scuola più accogliente e sicura. Occorre garantire una applicazione efficace delle nuove norme approvate dal precedente Governo e dalla Regione per combattere il bullismo, avvalendosi degli stanziamenti previsti a livello regionale con l’obiettivo di proporre progetti e misure concrete a favore di scuole più inclusive e sicure.
  • CPIA (Centri per l’Istruzione degli Adulti). Una risorsa su cui puntare per un’istruzione lungo tutto l’arco della vita.
    Occorre sostenere la positività della formazione rivolta agli adulti, l’educazione permanente e il ruolo di integrazione svolto dai CPIA, nonostante i molti limiti normativi entro cui operano. Bisogna consolidarne la sperimentazione, aumentandone il numero sia nel senso delle autonomie scolastiche sia nel senso di garantire una adeguata collocazione in sedi autonome.

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Piemonte regione verde e sostenibile

Il messaggio più netto che le nuove generazione hanno voluto mandare ai decisori politici ha riguardato la tutela dell’ambiente e la sostenibilità. La sostenibilità è un processo continuo, che richiama la necessità di coniugare le tre dimensioni fondamentali e inscindibili della sostenibilità e dello sviluppo: Ambientale, Economica e Sociale. Considerando lo stato attuale del nostro Pianeta e la gravità della situazione climatica, che già ora sta avendo impatti enormi sulla nostra vita, il tema dello sviluppo sostenibile deve essere il punto focale della proposta politica del Partito Democratico, con un approccio che consideri però la tutela dell’ambiente non come un tentativo di tappare le falle dell’attuale sistema produttivo, ma come un’opportunità unica di sviluppo sociale ed economico, in grado quindi di rispondere alle tre dimensioni della sostenibilità. Il 15 marzo 2019, migliaia di giovani, anche in Piemonte, sono scesi in piazza e hanno “scioperato per il clima”.

L’immagine di quelle folle che hanno occupato le piazze del mondo (e dei capoluoghi piemontesi) non devono essere dimenticate. A chi si propone di governare la Regione, il compito di trasformare in azioni di governo quelle richieste.

  • Occorre affrontare il tema del fabbisogno energetico regionale, ponendosi l’ambizioso obiettivo del dimezzamento delle emissioni nel 2030 e dell’azzeramento delle emissioni nette nel 2050. Sostenere privati e imprese che si impegnano per l’efficientamento energetico ed investano in fonti di energia rinnovabile.
  • L’acqua è bene comune fondamentale per la vita. Perché questa affermazione non resti retorica, occorre investire sulla qualità delle reti idriche, per minimizzare gli sprechi. Contribuire al recupero e al riutilizzo delle acque piovane, al fine di affrontare i crescenti periodi di siccità.
  • All’acqua si collega il tema del dissesto idrogeologico: la Regione promuova un Piano Straordinario per la messa in sicurezza del territorio, di pulizia dei letti dei fiumi, torrenti rii e il monitoraggio e il contenimento delle frane, in collaborazione con gli enti territoriali. Dalla messa in sicurezza del territorio derivano anche opportunità occupazionali per tecnici e operai specializzati.
  • La tutela del territorio, passa anche dalla non consumo del suolo. Perseguire la strada intrapresa dalla Legge quadro sull’agricoltura (Legge regionale n. 1/2019), occupandosi della sua puntuale attuazione, in particolare con la creazione della “banca della terra” che permetterà l’uso agricolo dei terreni incolti nell’ottica della tutela del territorio dal dissesto. Recuperare l’esistente, prima di costruire nuove “contenitori” deve diventare una priorità. Occorre aderire al Green City Network, realizzando un piano per lo sviluppo sostenibile delle città della Regione Piemonte, che parta dalle Linee Guida per le Green Cites realizzate dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile.
  • Tale approccio deve andare di pari passo con la realizzazione di un piano strutturato per la prevenzione e l’abbattimento delle polveri sottili, che superi l’approccio emergenziale, realizzato con il supporto di ARPA e che tenga in considerazione tutti gli aspetti maggiormente impattanti: dalla mobilità, ai riscaldamenti e al consumo energetico, all’agricoltura. Questo approccio dovrebbe comprendere un Piano integrato regionale per la mobilità sostenibile con promozione del trasporto pubblico e della sharing economy (biciclette, auto elettriche e altri mezzi innovativi).
  • Tutelare dell’ambiente significa occuparsi dei rifiuti: raggiungere l’80% della raccolta differenziata, sull’intero territorio piemontese. Esistono infatti ancora troppe differenze tra aree della nostra regione, con il coordinamento della Regione si possono individuare ed esportare buone pratiche in termini di gestione di raccolta e gestione del ciclo dei rifiuti, finalizzato al riuso e al riciclo.
  • Realizzare un Pacchetto Economia Circolare della Regione Piemonte, sulla base di quanto presentato dalla regione Toscana (proposta di Legge 9 e 272 a firma Monia Monni), che anticipi e ampli il recepimento del pacchetto europeo. Il pacchetto dovrebbe prevedere l’introduzione dello “sviluppo sostenibile” tra i principi fondamentali della Regione Piemonte e la “promozione dell’economia circolare” tra le sue finalità principali. Questo tipo di previsione costituirà un fondamento importante per la costruzione di una normativa regionale che faciliti l’attuazione della transizione verso l’economia circolare e rafforzi le politiche in materia. La proposta approvata dal Consiglio Regionale della Toscana, intervenendo «sugli strumenti della programmazione, mira ad orientare le politiche regionali, attraverso un intervento sul Programma regionale di sviluppo (Prs) e sulla programmazione settoriale, verso il modello dell’economia circolare, al fine di valorizzare gli scarti di consumo, estendere il ciclo vita dei prodotti, condividere le risorse, promuovere l’impiego di materie prime seconde e l’uso di energia da fonti rinnovabili».
  • Sempre in tema qualità dell’aria, combattere il problema dell’abbruciamento delle stoppie è di vitale importanza, attraverso un monitoraggio efficiente del rispetto delle normative esistenti. Contemporaneamente si potrebbe lavorare con le università finanziando progetti di ricerca mirati alla valorizzazione delle stoppie per produrre nuovi prodotti innovativi, in un’ottica di economia circolare.
  • Piemonte significa soprattutto montagne.
    Montagna significa comunità, nel senso economico, sociale e culturale del termine. Sostenerle, contrastare l’abbandono, favorire le loro economie, è stata e dovrà continuare ad essere la priorità delle politiche regionali. Avere un assessorato ad hoc alle montagne aiuta il coordinamento tra le iniziative che a più livelli (in particolare europeo) si occupano di tutela dei territori alpini e montani. Occorre investire sul turismo, sostenibile, a misura d’uomo, come chiave dello sviluppo e del futuro prossimo dell’ambiente montano.

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Il Piemonte sociale, di tutti

La situazione socio-economica in riferimento alle opportunità di lavoro e alla chiusura di numerose attività continua ad avere una pesante ricaduta sulla popolazione adulta più fragile. E’ costante la crescita delle persone che perdono il lavoro e che hanno cessato le misure di sostegno al reddito e che di conseguenza vedono compromessa la capacità di sussistenza quotidiana.
Aumenta la precarietà delle persone a causa della difficoltà a mantenere l’abitazione, del rischio di sospensione delle utenze principali (gas, energia elettrica), per minacce di provvedimenti di sfratto, per sospensione di altri servizi, per debiti insoluti.
La sperimentazione del SIA prima e poi l’entrata in vigore del REI, quale misura universale di contrasto alla povertà, destinato alle famiglie in condizioni di grave indigenza hanno raccolto il bisogno di numerosi nuclei familiari appartenenti ad una fascia “grigia”, ovvero coinvolti da una difficoltà economica inizialmente ammortizzabile ma che negli anni, a causa della ripetuta mancanza di lavoro, ha esaurito le poche 
risorse e si è andata impoverendo sia sul piano delle risposte primarie sia di conseguenza con l’indebolimento delle reti di sostegno familiari e amicali, e delle aspirazioni e motivazioni al cambiamento, nonché nelle abilità e competenze personali.
L’applicazione del REI ha evidenziato la necessità di raccogliere il bisogno dei nuclei fragili e di coinvolgere numerosi soggetti istituzionali con i quali far crescere una responsabilità sociale condivisa, che favorisca il miglioramento delle condizioni di vita e stimoli l’attivazione di opportunità diversificate per tutti i cittadini più fragili, destinatari della misura.
Nel primo anno di applicazione del REI è emersa una limitata percentuale di idoneità alla misura, con un’elevata percentuale di esclusioni, nonostante l’ampliamento in corso d’anno della platea dei beneficiari.
Non è possibile al momento valutare gli effetti dell’applicazione del Reddito di Cittadinanza, tuttavia l’esperienza del REI spinge a tenere in considerazione che dalle misure nazionali possono rimanere esclusi cittadini che si trovano in situazione di disagio e che vanno in altro modo sostenuti.
Il REI ha evidenziato la necessità di  un incremento dell’impegno con lo scopo di ampliare il più possibile la gamma delle opportunità rivolte a quei soggetti giovani e meno giovani, che restano imbrigliati nelle personali storie di forte disagio e non possono intraprendere alcun percorso di emancipazione dalla loro situazione, se non sostenuti e accompagnati attraverso percorsi di recupero delle competenze personali, mirati e individualizzati: sostegno ed accompagnamento devono essere assicurati dalla rete integrata di  servizi sociali, agenzie per la formazione, centri per l’impiego, servizi di psicologia, per le dipendenze e salute mentale.

La Rete della protezione e dell’inclusione sociale regionale dovrà inserire nel Piano regionale di contrasto alla povertà le misure necessarie per la presa in carico da parte dei servizi sociali e della rete integrata delle persone che potrebbero restare escluse dalle misure nazionali, dovrà coinvolgere tutti i soggetti istituzionali che devono partecipare al percorso di inclusione e disporre delle risorse necessarie.
La vera emergenza dei prossimi anni è quella che riguarda le problematiche minorili che sono in aumento esponenziale e di cui bisogna occuparsi con urgenza.

In questi tempi di crisi accade di frequente che i bisogni degli adulti rendano invisibili quelli dei bambini, ritenuti accessori e dunque superflui.
Prendere sul serio i diritti dei minori significa essere attenti alla loro condizione nel tempo presente ma anche fare proiezioni nel lungo periodo perché loro sono essenzialmente il futuro.
Le tipologie più frequenti di maltrattamento dei minori sono: trascuratezza materiale e/o affettiva (55% dei casi seguiti), la violenza assistita (19%) e il maltrattamento psicologico (14%).
La violenza sui bambini è ancora un fenomeno largamente sommerso a causa delle carenze del sistema. Recentemente si è posta attenzione anche ai costi economici del fenomeno, distinguendo i costi diretti per la cura e l’assistenza dei bambini vittime del maltrattamento da quelli indiretti, cioè quelli relativi alle ricadute sociali spesso presenti quando un bambino maltrattato e non adeguatamente protetto e curato, diventa un adulto problematico.
Quando si parla della fondamentale importanza di “una base sicura” per i minori, bisogna ricordare che questa non è solo quella affettiva, ma deve prevedere anche una qualità di vita adeguata a garantire una crescita serena e pari opportunità.

Ci troviamo a constatare come il generale impoverimento delle risorse a tutti i livelli rende invece difficile quanto mai il passaggio dalla proclamazione all’esigibilità dei diritti.
La crisi provoca un aumento delle vulnerabilità, che si manifesta in diverse forme, quali la violenza domestica, l’aumento delle separazioni e dei divorzi, la disgregazione familiare, l’aumento delle patologie degli adulti e delle condotte antisociali, la fragilità della relazione genitoriale.
Il mondo delle istituzioni e dei servizi spesso dimostra di non avere sufficienti strumenti e competenze di fronte alla complessità del quadro globale delle vecchie e nuove fragilità.
Inoltre la tipologia di minori in difficoltà è sempre più complessa e trasversale, oltre che più numerosa che in passato, proveniente da diverse classi sociali; in passato spesso i minori in carico ai servizi appartenevano a nuclei familiari con problemi di povertà culturale e socio economica; oggi la conflittualità familiare, il disagio relazionale e la multiculturalità sono tra le problematiche emergenti e riguardano le diverse classi sociali.
Le persone, le famiglie, le giovani generazioni sono lasciate spesso in solitudine davanti allo smarrimento del dover affrontare la propria vita, tra opportunità più teoriche che reali e incertezze di fronte alle quali le ricadute più profonde 
a livello individuale sono rabbia e depressione. Rileviamo inoltre l’emergere di un diffuso disagio psichico e il diffondersi di problematiche comportamentali in adolescenti e preadolescenti ed il crescente aumento del numero di minori coinvolti in reati penali.
Mediamente ogni bambino maltrattato riceve almeno due tipologie di servizio: di protezione e tutela, come assistenza economica alla famiglia (nel 27,9% dei casi), inserimento in comunità (19,3%), assistenza domiciliare (17,9%), affidamento familiare (14,4%), assistenza in un centro diurno (10,2%). Va sottolineato un aumento esponenziale degli inserimenti in comunità educative, riabilitative e psicosociali terapeutiche, a fronte di un aumento della gravità del disagio che diventa patologia.
Si rileva inoltre una crescente difficoltà sia nel reperimento delle famiglie disponibili all’affidamento familiare che nella gestione di progetti di affidamento familiare che forniscano un adeguato supporto ai soggetti coinvolti.
Sono necessarie maggiori risorse economiche e professionali per rafforzare i servizi sociali, educativi e sanitari in sofferenza, ma innanzitutto è necessario un sistema di prevenzione che sia di supporto alle famiglie fin dalla nascita dei bambini: è necessario un vero e proprio Piano d’Azione per l’infanzia e l’adolescenza che coinvolga tutti gli attori interessati, istituzionali e comunitari, per affrontare l’emergenza attraverso un sistema strutturato di interventi di prevenzione e di cura, a partire dal rafforzamento di quanto già in essere in particolare:

  • potenziamento dei centri per le famiglie;
  • sostegno ai servizi educativi per la prima infanzia;
  • rafforzamento dell’assistenza domiciliare e del servizio di educativa territoriale a supporto delle famiglie;
  • promozione dell’affidamento familiare;
  • aumento di risorse destinate all’assistenza economica (il REI dedicava attenzione alla povertà educativa, il Reddito di Cittadinanza no);
  • rafforzamento e messa a sistema di quanto sperimentato in alcuni territori della regione, per esempio famiglie a supporto di famiglie in difficoltà, reti di prossimità.

Il Piemonte dei diritti, della legalità

Il Piemonte è sempre stato all’avanguardia nella difesa dei diritti e della giustizia. Il Partito Democratico concepisce i diritti come strumenti attraverso i quali le persone sono incluse in una comunità. L’inclusione produce benessere, senso di appartenenza e sicurezza. Escludere, separare, discriminare è invece la politica delle destre. Occorre superare le discriminazioni che, in modo più o meno esplicito, ancora sono diffuse in parti della nostra cultura: tra uomini e donne innanzitutto. Politiche importanti per prevenire abusi e violenze e ri-formare gli uomini condannati per accuse inerenti alla violenza sulle donne, sono state sperimentate e implementate in questi anni. I dati parlano di un grande aumento delle donne che si sono rivolte ai centri antiviolenza nel 2018 rispetto all’anno precedente. Bisogna garantire il sostegno al patrocinio legale per le vittime di abusi di genere.

  • Occorre far sapere il più possibile, e nel modo più uniforme in tutte le zone della Regione, che le istituzioni ci sono, attraverso campagne di comunicazione e iniziative di valorizzazione delle attività dell’associazionismo diffuso. Molto si è fatto anche per combattere le discriminazioni in materia di orientamento sessuale. La scelta di fornire il patrocinio ai Pride piemontesi deve essere replicata (e si deve semmai sapere che amministrazioni a guida leghista sono estremamente più tiepide, se non esplicitamente ostili, a queste manifestazioni). La lotta all’omofobia e alla transfobiadev’essere condotta con determinazione, essendo la discriminazione per motivi di orientamento sessuale ancora molto forte come attestano gli episodi di cronaca recente in Piemonte. Nella legislatura uscente la Regione, anche attraverso i soggetti di carattere pubblico e privato con cui intrattiene rapporti di collaborazione, si è impegnata nella lotta contro le discriminazioni attivando un centro regionale, estendendo i compiti del difensore civico e prevedendo un fondo di solidarietà per la tutela giurisdizionale delle vittime.
  • I richiedenti asilo nella nostra Regione sono 19.500, lo 0,4% della popolazione totale. I progetti di accoglienza più significativi sono gli SPRAR, con i quali è possibile realizzare accoglienza diffusa e sviluppare processi di integrazione più positivi. La riduzione degli investimenti da parte del Governo sugli SPRAR non corrisponde d’altra parte ad alcuna vera strategia per garantire la sicurezza dei cittadini. I protocolli d’intesa con le Prefetture e i Sindaci per individuare i luoghi dell’accoglienza, promuovere l’accoglienza diffusa ed evitare la realizzazione di grossi hub di emarginati, i quali porrebbero problemi di tenuta sociale in ogni territorio, vanno mantenuti e rinnovati. Occorre favorire la ripresa di una politica nazionale dei flussi e la liberazione di quote di ingressi nel nostro territorio per motivi di lavoro, per ridimensionare il ricorso alla richiesta d’asilo. In questo quadro, è necessario favorire l’incontro di domanda e offerta di lavoro attraverso meccanismi potenziati di comunicazione. E’ paradossale che la destra faccia propria la bandiera della sicurezza continuamente e poi abolisca gli strumenti di integrazione con i quali offrire una prospettiva di inclusione ai richiedenti asilo, esponendoli perciò agli abusi, alla microcriminalità e addirittura alla criminalità organizzata di stampo mafioso.

La sicurezza è un valore fondamentale della convivenza civile: è dunque preoccupazione del Partito Democratico Piemontese garantirla attraverso misure concrete.

  • Il Piemonte è ad oggi la penultima regione per riutilizzo dei beni confiscati dalle organizzazioni mafiose. Occorre che gli enti locali siano invitati a riassegnare tali beni, attraverso una politica regionale che favorisca anche economicamente la richiesta da parte degli enti locali della proprietà di questi beni. Per limitare le intrusioni della criminalità organizzata nei bandi di gara per le assegnazioni, occorre evitare che gli appalti a offerta economicamente più vantaggiosa si trasformino, sostanzialmente, in una rincorsa al massimo ribasso. Per evitare l’elusione e l’evasione fiscale occorre che la pubblica amministrazione sia resa più efficiente nello scambio e nella condivisione di informazioni.
  • Formare i dipendenti pubblici alla gestione dei partenariati pubblico-privati per la realizzazione di importanti opere (ad esempio il Parco della Salute di Torino) e agevolare le assunzioni nei settori della pubblica amministrazione preposti alla verifica e al controllo sono azioni da mettere in campo per favorire, contemporaneamente, efficienza e legalità. Ma garantire la legalità non è solo compito della pubblica amministrazione. E’ importante che tutti i cittadini avvertano, nei loro diversi ruoli professionali, l’importanza di adottare comportamenti nel segno della legalità. Occorre sostenere la partecipazione di studenti e cittadini ad eventi di formazione e sensibilizzazione sulla criminalità organizzata.